giovedì 8 marzo 2012

Che cos'è la FISIOSCISSIONE

Autori: Giovanni Raimondi: Fisioterapista-Osteopata
           Daniele Raimondi: Dottore in Fisioterapia-Osteopata

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Il corso che vogliamo proporre è un approccio che si avvale dell’uso di una nuova tecnologia (i Fisioscissor) ideata  da un fisioterapista per il fisioterapista.
Fisioscissione ha un significato semplice e preciso: scindere i tessuti miofasciali rispettando la fisiologia.
Questo lavoro nasce da  forti necessità personali e professionali.
Abbiamo percepito l’esigenza di rendere più preciso il gesto terapeutico consentendoci di esplicare una cognitività che si fonda sul concetto dei livelli anatomici e sul rispetto del “rimescolamento recettoriale”.
Ogni strato anatomico che ci riveste possiede una propria vita intrinseca cellulare con delle peculiarità dove metabolismo, scambio e propriocezione interagiscono in simbiosi come un unico sistema di coesione dinamico.
Il fisioterapista diviene interprete, nell’applicare e trasmettere specifiche pressioni, stimolazioni o inibizioni creando un feedback continuo tra il  tessuto e la strumentazione tecnica. Viene  impegnato in una  continua analisi e verifica sui risultati e sui cambiamenti delle evidenze cliniche, creando automaticamente tra  Fisioscissor, tessuti e manualità una triade  indissociabile.
Il trattamento dà forte risalto ai particolari, alla struttura, alla colonna vertebrale, proponendo aspetti valutativi (test, posizioni di trattamento specifiche ) e terapeutici, dove il gesto tecnico risulta raffinato, incisivo, sicuro, proporzionato ed equilibrato nei confronti del dolore mio fasciale, così da mettere in evidenza che con questa visione particolareggiata del tessuto molle “l’essenza” del nostro lavoro è insita nella qualità del gesto terapeutico.
Attraverso l’uso di una strumentazione tecnica versatile e di forma differente riusciamo a focalizzare l’attenzione sui piccoli edemi in prossimità delle spinose, sulla proiezione dei muscoli erettori della colonna, sulle zone di ancoraggio della fascia in prossimità dei piccoli reperi ossei, sui setti intermuscolari.
Lavorare in seno al ventre muscolare prendendo via via contatto con la componente tendinea, con le entesi dove le fibre collagene sono mineralizzate e integrate nel tessuto osseo, rappresenta per la fisioscissione una peculiarità primaria. Andare a contatto con la  particolarità anatomica, considerando l’importanza del dettaglio, riuscire a raggiungere una piccola area di pochi mm fibrotica, densa, difficilmente raggiungibile dalle dita del fisioterapista è una necessaria esigenza, una primarietà irrinunciabile. Percepire, in alcuni casi, l’impossibilità  di essere così determinanti con le stesse dita la dove il contatto perde efficacia in quanto precisione, resistenza, consistenza, depone verso una possibile insoddisfacente realizzazione del gesto tecnico e a una possibile aspettativa di risultato dubbio.
I cinque strumenti sono differenti nel design: ognuno di essi ha due teste operative di forma diversa (a sezione arrotondata o semi-curva, inclinata di pochi gradi, appuntita, smussata o piatta), che andranno usati in ordine cronologico con criteri che il fisioterapista analizzerà in virtù delle necessità. Grazie a queste peculiarità viene permesso di usare in sequenza tutti gli ausili, ed eseguire le metodologie tipiche della Fisioscissione, così da mettere a punto una mobilizzazione selettiva organizzando una micro-manipolazione mio fasciale.
Fisioscissione ha messo in evidenza contenuti teorico pratici consolidati nel tempo che si basano su modalità di intervento che si sono evolute nel corso degli anni, ottenendo risultati interessanti in campo ortopedico, medicina dello sport, nelle sequele acute e croniche, nei casi di entesopatie (pubalgie, epicondiliti, tendinopatie dell’achilleo, di spalla).
In campo reumatologico, in alcune patologie come la spondilite anchilosante, questo trattamento contribuisce a movimentare i tessuti, le stagnazioni dei liquidi a livello del canale primario vertebrale, in generale là dove i tessuti mostrano una propensione a non “scorrere”. 
Con alcune tecniche particolari il fisioterapista lavora sulla proiezione dei muscoli erettori del rachide, prefiggendosi tra le tante altre potenzialità di rilanciare le forze di scomposizione antigravitazionali ripristinando la mobilità dell’unità funzionale vertebrale con azione sulla “molla vertebrale”. 
E’ un trattamento ben accolto dai pazienti, sia autonomamente che in associazione ad altre proposte medico riabilitative, contribuendo tutti i giorni a darci soddisfazioni professionali, migliorare la mobilità intrinseca, l’aspetto circolatorio e linfatico, e quindi il recupero della funzione, tenendo conto del fenomeno rimescolamento (movimentazione eccessiva dei meccano sensori).
Nella pratica riabilitativa il fisioterapista concretizza una manualità caratterizzata spesso da gesti ripetitivi, a volte energici.  Questa attrezzatura tecnica facilita il lavoro del terapista anche dal punto di vista ergonomico.
L’intero corso è strutturato per dare ampio spazio all’apprendimento della corretta manualità e della risoluzione delle problematiche che si possono trovare durante l’approccio clinico con questa particolare tecnica. Un approccio che ha evidenziato un interessante invito all’approfondimento con potenzialità in continua evoluzione.

Per maggiori informazioni sulla Fisioscissione visita www.fisioscissione.com